PENSIONI

Intanto occorre sfatare un convinzione abbastanza diffusa: le pensioni sono una “invenzione” dei socialisti, comunque della “sinistra”.

 

Non è così.

 

Il primo che istituì le pensioni, fu il cancelliere prussiano Otto Von Bismarck, regnante il kaiser Guglielmo.

 

A questi due tutto si può dire tranne di essere di sinistra.

 

La Prussia guglielmina, si stava avviando verso una industrializzazione d’avanguardia, cosa che ha fatto grande la Germania.

 

A quei tempi, siamo nel XIX secolo, la Germania non era come la conosciamo ora.

 

Allora come oggi, cera è c’è la necessità che le classi meno abbienti dovevano avere di che sostenersi.

 

Ciò era ed è funzionale anche a vivacizzare il mercato = consumi = lavoro = guadagno per i capitalisti.

 

Come si evince tutto, poi, ritorna.

 

La fette maggiore, anche delle tasse, è matematico, avvantaggia coloro che più guadagnano!

 

Questa rete “protettiva” e comune in tutta Europa, anche se in modi diversi.

 

Normalmente la conosciamo sotto la voce Welfare.

 

Ed è appunto questa voce che ha permesso, all’Europa, di affrontare la crisi, le, in maniera meno drammatica, rispetto agli USA.

 

Ovviamente il sistema, pensionistico, nel tempo si è evoluto, anche in base alle risorse prodotte.

 

Un dato costante è che le pensioni sono, di fatto, una forma assicurativa.

 

Non è un caso che viene chiamata previdenza.

 

In Italia l’assicurazione è l’INPS, acronimo di: Istituto Nazionale Previdenza Sociale.

 

Il “premio” assicurativo è versato all’INPS dai lavoratori e dai datori di lavoro, che ovviamente gli conteggia come salario non erogato direttamente.

 

Quindi il versamento totale è più tosto cospicuo e va nel fondo pensioni.

 

Negli anni 50 e 60 il fondo era talmente cospicuo che fu usato a fini assistenziali.

 

Furono erogate pensioni perfino ai coltivatori diretti, attingendo al fondo pensioni.

 

Attenzione non si vuole fare la guerra tra “poveri”, ma l’assistenza va fatta con la fiscalità generale, non con i fondi pensioni.

 

Ciò vale soprattutto per le così dette pensioni minime di fatto sussidio a chi non ha diritto alla pensione.

 

Siccome a pagare è sempre l’INPS, la non chiarezza regna sovrana.

 

Infatti tutte le volte che si mette mano (manomettere) le pensioni; tutti proclamano solennemente, che bisogna separare l’assistenza dalla previdenza.

 

Fino alla prossima volta.

 

In Italia la riforma più “organica” e quella conosciuta come riforma Dini.

 

In sintesi: istituzione del sistema contributivo con abbandono graduale del sistema retributivo.

 

Venne anche istituita la pensione integrativa per compensare la riduzione dell’assegno.

 

Un po’ tutti i governi anno messo mani alle pensioni, con modifiche più o meno sostanziose.

 

Fino alla così detta legge Fornero che ha allungato, a dismisura, l’età pensionabile, fino ad arrivare al paradosso che in Italia si va in pensione più tardi che in Germania.

 

C’è da dire, a detta di tutte le persone sagge, che quando si mette mano alle pensioni, occorre avere una visione almeno trentennale, per valutare eventuali conseguenze.

 

Altrimenti ci si trova di fronte ai così detti esodati: senza lavoro e senza pensione.

 

Poi ci si trova di fronte a dei veri improvvisatori che propongono una medicina peggiore del male.

 

Cioè andare in pensione anticipata chiedendo il mutuo alle banche.

 

Si è visto di tutto, ma questa mai!

 

Questa proposta ha una sottile insidia: lo stato non si interessa più delle pensioni.

 

Nessuno dice che uno dei buchi più consistenti dell’INPS è dovuto al fatto che gli enti locali non versano i contributi dei loro dipendenti e molti crediti sono, ormai, prescritti.

 

Quindi lo stato non solo non si interessa delle pensioni, ma addirittura è evasore contributivo.

 

Ci si domanda con quale autorità morale chiede agli altri il pagamento del dovuto.

 

La verità, che nessuno vuole vedere, è che c’è un sistematico attacco allo stato sociale, che viene dal lontano.

 

Pianificato e programmato dal “nucleo cesareo del potere”.

 

Questi decisori, a fronte delle lotte, che chiedevano nuovi diritti, decisero che il Welfare State, aveva generato “nuove” richieste consolidandoli come diritto.

 

Questo, per loro, non era accettabile, cosi cominciarono la lunga marcia, per smantellare, alla radice, il Welfare e chi ne fu l’artefice: il compromesso socialdemocratico.

 

Le “riforme” di Renzi vanno in questa direzione.

Nota: le riforme Dini/Fornero, portano il loro nome, in quanto ministri del lavoro, ma sono state d

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