SANITA’

Il problema sanitario, meglio, la cura delle persone, si è posto fin dall’alba dei tempi.

 

A parte i sacerdoti, che si ispiravano al “cielo” e che definivano la malattia un castigo di dio, quegli più vicini agli odierni medici erano i maghi e gli stregoni.

 

Il mago “curava” le malattie interne, quindi invisibili, con danze, preghiere ed altro, quasi sempre inutili.

 

Lo stregone curava i mali visibili, fratture, morsi di animali, bruciature ed altro, con rimedi naturali erbe ed altri prodotti naturali.

 

Lo stregone era tenuto in considerazione dalla società, che di fatto lo “manteneva”.

 

Oggi diremmo che era a carico della fiscalità generale.

 

Fino al XVIII e XIX secolo la medicina era piuttosto, ancora, ampiamente empirica.

 

Bisogna aspettare l’inizio del XX secolo per avere la medicina scientifica.

 

Comunque la cura non era per tutti.

 

Durante l’800, per esempio, gli ospedali non erano come gli conosciamo oggi.

 

Erano quasi un ricovero per i poveri ed erano cosi-dette opere pie, cioè la carità come istituzione.

 

Infatti gli ospedali erano gestiti dai ricchi o dal clero.

 

Questo sulla scia delle signorie, Firenze, Siena Milano Bologna ed altre grandi citta.

 

Spesso veniva eretti da grandi architetti, quasi dei monumenti per il signore di turno.

 

Sostanzialmente si è arrivati, con tale tipo di gestione fino agli anni sessanta, attraverso delle forme para-assicurative: le mutue.

 

Che dispensavano tanti sciroppi e poca prevenzione.

 

Con il progresso sociale e le lotte si è arrivati alla istituzione del servizio sanitario nazionale, per una sanità di tipo universale.

 

Molti non ricordano che i “distretti” si chiamarono USSL = Unità Socio Sanitaria Locale.

 

Poiché nell’intendo del legislatore la cura sanitaria non poteva essere disgiunta dalla situazione sociale.

 

La controriforma ha cominciato ad eliminare la socialità, per finire ad oggi ASL = Azienda Sanitaria Locale.

 

E’ vero che l’italiano è una lingua molto ampia ed elastica, ma le parole hanno un senso: Azienda vuol dire che entrate/uscite devono essere in pareggio.

 

Domanda: la cura di una persona può essere un affare?

 

Pare di sì.

 

Infatti si è “aperto” ai privati, dandogli la polpa, lasciando le ossa al pubblico.

 

Oggi la sanità subisce un nuovo sottile attacco.

 

La gestione regionale non ha sortito i risultati sperati, anzi la sanità è diventata zona di scorribande di politici ed avventurieri senza scrupoli.

 

Basti guardare la Lombardia.

 

Nell’eccellenza sanitaria figura, al primo posto il Veneto.

 

Però con un punteggio che va da 0 a 1 fi ferma a 0,63: appena la sufficienza.

 

Ora ciò non vuol dire che vi sia la necessità di razionalizzare e/o ridurre dei costi, possibilmente senza aggravanti per i pazienti.

 

Altrimenti, come già sta già avvenendo, si torna all’antico: si cura solo che ha i soldi.

 

In alcune regioni, in particolare quelle del sud, tra l’11% ed il 15% rinuncia alle cure, per ticket costosi.

 

Nelle altre regioni il fenomeno è più limitato ma esiste.

 

Francamente dopo la miriade di scandali, fatture gonfiate dei privati e mazzette, è giusto indignarsi per un ulteriore riduzione dell’assistenza stessa.

 

Non basta che il ministro della sanità, Beatrice Lorenzin, dice che se vince il sì al referendum, tutti staremo meglio.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *