ROMA DISCUTE SAGUNTO BRUCIA

Adesso che la Corte Costituzionale ha ammesso il referendum, promosso dalla Cgil, sulla questione voucher; ci sarà una battaglia, a parole, sulla questione.

 

Sempre che il governo faccia tenere il referendum stesso.

 

Sì perché basta modificare, magari solo formalmente, che il referendum non venga indetto.

 

Ma anche se è indetto, deve superare il quorum, cosa difficile.

 

Basta vedere cosa è successo al referendum sulle trivelle.

 

Boicottato da chi ricopriva ruolo pubblico, Renzi.

 

Dovrebbero avere un atteggiamento che stimoli il senso civico, sempre, non solo quando fa comodo.

 

Una premessa: è giusto chiamare i cittadini ad esprimersi sui voucher, dato l’uso abnorme, al di là dello spirito con cui furono introdotti.

 

Però il problema principe è e rimane la non crescita del Paese.

 

Solo con la crescita economica e della occupazione si potrebbe tornare allo spirito della loro introduzione.

 

Perché creerebbe la condizione di poter scegliere un lavoro, altrimenti si prende ciò che c’è.

 

Come diceva un vecchio adagio: più tosto che niente è meglio più tosto.

 

Intanto la disoccupazione giovanile è inchiodata al 40%!

 

Ma di questo non si parla!

 

Nemmeno nel PD, partito al governo – si fa per dire-.

 

Infatti nella riunione della direzione di questo partito non si hanno tracce di questi problemi.

 

Si è discusso sulla data del congresso ma non dei problemi dell’Italia.

 

Ma parlare di ciò equivarrebbe ad ammettere che hanno sbagliato politica.

 

Cioè hanno puntato tutto sul costo del lavoro. E’ stato fatto persino un convegno in cui si argomentava l’investimento in Italia in quanto un ingegnere costava meno.

 

Hanno fatto finta di non vedere che pezzi importanti, economicamente, di imprese o andavano all’estero o venivano comperate da gruppi internazionali.

 

Così è avvenuto per settori strategici, quegli che creano produttività e quindi ricchezza, per se e per il paese.

 

Si dice che bisogna valorizzare il made in Italy, poi non si fa nulla per tenere imprese, appunto produttrici del made.

 

Si pensi all’agro-alimentare, alla moda.

 

Hanno lasciato andare settori della finanza (banche-finanza) che ovviamente favoriranno gli investimenti verso i Paesi d’origine.

 

Non hanno mosso un dito per difendere i settori e le imprese strategiche.

 

Hanno gridato allo scandalo quando Bollore’ ha acquistato azioni Mediaset, che è strategica solo per Berlusconi che poi invita i politici a far chiacchiere in tv.

 

Naturalmente l’abbandono, non e solo colpa dei politici.

 

Una grande responsabilità è addebitabile a Confindustria che bada solo all’immediato guadagno. Non investe sul nuovo e sulla ricerca poiché costa e da risultati , che qualche volta non arrivano.

 

In sintesi non amano rischiare!

 

 

IOR

Acronimo di:

 

Istituto per le Opere di Religione.

 

Fondato nel 1942 da Papa Pacelli = Pio XII.

 

Pur tuttavia non è la Banca Centrale del Vaticano.

 

Tali funzioni sono in capo all’ APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica).

 

Lo scopo dell’Istituto, quindi, per conseguenza, anche dello I O R è:

 

provvedere alla custodia amministrazione dei beni mobili ed immobili trasferiti o affidati, da persone fisiche o giuridiche, destinati ad opere di religione o carità.

 

La sede dello I O R, all’interno della Città del Vaticano, è il torrione del 1453, detto di Papa Nicolò V, ed è ubicato proprio sotto il palazzo Apostolico, ove risiede il Papa.

 

I depositi o c/c, presso lo IOR, fruttano dal 4 al 12%, esentasse; dato che giuridicamente è un altro Stato.

 

L’Istituto è gestito da valenti professionisti bancari, che riferiscono al Collegio Cardinalizio, che a sua volta riferisce al Papa.

 

L’origine, dell’APSA/IOR, è l’11 febbraio 1887, Papa Leone XIII, istituì la Commissione Cardinalizia della Pias Causas.

 

Pio X  la rinominò: Commissione Cardinalizia per le Opere di Religione.

 

Il ruolo, importante, della finanza vaticana si può datare 1929, con la stipula dei così detti Patti Lateranensi, sottoscritti dalla chiesa e da Mussolini.

 

I Patti prevedevano, a titolo di rimborso per gli espropri, effettuati nell’era napoleonica:

 

         £ 750.000.000 (settecento cinquanta milioni)

 

         £ 1.000.000.000 (un miliardo).

 

Sembrano pochi, ma rapportati al periodo, quando percepire mille lire al mese, come recitava la canzone, era un sogno.

 

Quindi era un capitale ingente.

 

Pio XI  nominò Bernardino Nogara amministratore dello IOR nel 1929 e ne restò alla guida fino al 1954.

 

Nogara è stato l’artefice della rilevanza economica del Vaticano, grazie ai soldi dello   stato Italiano.

 

Ha investito in settori strategici, a differenza dei nostri industriali, quali: energia elettrica, comunicazioni telefoniche, credito, farmaceutico, cemento, acqua.

 

Società controllate: Italgas, Snia Viscosa, solo per citare più importanti.

 

Forte partecipazioni in: Istituto di Credito Fondiario, Assicurazioni Generali, Bene Stabili Roma, Caffaro, Adriatica Elettricità, Cartiere Burgo.

 

Controlla: Cassa Risparmio Roma, Banco Santo Spirito, Banco Roma; quest’ultimo rifilato all’ IRI nel 1930, a seguito dei vari crak, per la bella cifra di 630 milioni di £, quasi quando l’indennizzo per gli “espropri”.

 

Un investimento strategico: Officine Meccaniche Reggiane, Breda e Compagnia Nazionale Aeronautica.

 

Queste fornirono, nel 1935, armi e munizioni per l’offensiva in Libia.

 

Fino al 1962 lo IOR non è mai apparsa, svolgendo sotto traccia i suoi affari.

 

Ha una partecipazione, importante, 24,5 % della Banca Privata Finanziaria di Sindona.

 

Con lo stesso ha partecipazioni comuni, ivi compresi movimenti di capitali nei paradisi fiscali.

 

Nel 1971 Paul Marcinkus è presidente IOR ed anche guardia del corpo di Paolo VI.

 

1972 Marcinkus, vende il 37%, al Banco Ambrosiano di Calvi, della Banca Cattolica del Veneto di cui lo IOR deteneva il controllo con il 51%.

 

Ciò creò la reazione dei vescovi veneti, che si trovarono senza la loro banca, dalla sera alla mattina.

 

Tra i vescovi cera anche Albino Luciani, futuro Papa, con il nome di Giovanni Paolo.

 

Comincia l’inizio del coinvolgimento, quantomeno adombrato, con il trio Sindona-Calvi-Gelli.

 

Un groviglio tra mafia massoneria e perfino delinquenza comune, banda della magliana.

 

Lo IOR diventa lo snodo degli intrecci di riciclaggio e tangenti.

 

Un pentito di mafia, sostiene che IOR riciclato soldi di cosa nostra e che Licio Gelli vi abbia custodito denaro dei corleonesi.

 

Perché garantiva investimenti e discrezione.

 

Si dice che tra il 1989 ed il 1993, sono state erogate somme ai contras del sud America ed a Solidarnosc.

 

Inoltre l’istituto è stato coinvolto nel transito di denaro che serviva per le tangenti, quali ENIMONT. Ultimo, in ordine di tempo, tangenti per le grandi opere.

 

L’aspetto più opaco è lo scandalo del Banco Ambrosiano di Calvi:

 

Beniamino Andreatta, ministro del tesoro, alla Camera riferì che il banco aveva un buco di 2 miliardi di dollari di cui 1,159 miliardi garantiti dallo IOR.

 

Una situazione poco edificante per la chiesa.

 

Certamente lontano dallo statuto APSA gestione di fondi destinati ad opere di religione e carità.

 

Nel 2013, Papa Francesco ha creato Pontificia Commissione Referente, per conoscere meglio la posizione giuridica e le attività dello IOR.

 

Tale commissione è stata sciolta nel 2014.

 

Il risultato, conosciuto, è la cancellazione di alcuni conti: da 20700 a 18900.

 

Il resto è custodito entro le mura leonine.