COBRA AT – Rifiutate due manifestazioni di interesse

17 febbraio 2012
Dopo la prima annunciata e successivamente mai avvenuta cessione del ramo Sistemi Elettronici di COBRA al fondo bluOSICAV SIF, a più riprese abbiamo provato a chiedere chiarimenti su quello che stava accadendo a livello proprietario.
Le intenzioni di cessione infatti sono state confermate a più riprese (con comunicati finanziari) , ma ai dipendenti nessun riscontro concreto è mai stato accennato o confermato.
30 ottobre 2013 – PRIMA MANIFESTAZIONE DI INTERESSE
Non è stata una sorpresa perciò apprendere non dai nostri dirigenti, ma nuovamente dagli organi di stampa, cosa è accaduto nelle trattative degli scorsi mesi.
In data 02 dicembre 2013 è stato pubblicato un comunicato finanziario che conferma come l’attuale proprietario e socio di maggioranza, in data 30 ottobre 2013 ha ricevuto:
  • da una persona fisica e da un investitore istituzionale estero (questo non conosciuto),
senza che ci fossero stati precedenti contatti, una manifestazione di interesse non vincolante per l’acquisto della partecipazione detenuta nell’emittente quotato Cobra Automotive Technologies S.p.A. pari a circa il 51,4% del capitale sociale.
In particolare, la medesima conteneva una valutazione indicativa di € 128 Mln (Enterprise value) e di € 76 Mln (Equity value on a debt and cash free basis) ed quindi attribuiva alla partecipazione detenuta da KME Partecipazioni un valore indicativo di circa € 39 Mln
La manifestazione di Interesse s non è stata accettata entro il relativo termine di validità del 6 novembre 2013, in quanto la stessa non l’ha ritenuta di proprio interesse.
17 novembre 2013 – SECONDA MANIFESTAZIONE DI INTERESSE
Successivamete, in data 17 novembre 2013, KME Partecipazioni ha ricevuto una seconda manifestazione di interesse non vincolante.
In particolare, la medesima conteneva una valutazione indicativa dell’enterprise value di Cobra tra 6 e 8 volte l’EBITDA 2013 stimato – dai potenziali offerenti – tra € 18 Mln e € 20 Mln..
La Seconda Manifestazione di Interesse, come la precedente, non è stata accettata da KME Partecipazioni entro il relativo termine di validità del 20 novembre 2013 in quanto la stessa non l’ha ritenuta di proprio interesse, non condividendone gli elementi valutativi, oltre alle condizioni previste per l’accettazione della medesima.

KME Partecipazioni ha informato la Società di tale manifestazione ed ha invitato Cobra – ove l’interesse per l’operazione fosse stato confermato – a valutare se permettere lo svolgimento della richiesta attività di due diligence.

I contatti proseguono.

VOILA’ … LA POLITIQUE! – Tecnologia e Lavoro [2a parte] di G.Intaglietta

(Rileggi 1a parte

Il XIX secolo si caratterizza per i ritmi e la diffusione della crescita, ma anche il secolo successivo, il Novecento, ha dei tratti distintivi: in tutta Europa la generalizzata crescita economica (con l’esclusione del periodo delimitato dalledue guerre mondiali)va di pari passo con il cambiamento strutturale dell’intera economia

 
Man mano che le varie economie crescono, incrementando il livello generale del PIL (sebbene come si è visto i benefici non siano sempre immediatamente condivisi da chi li genera).
E’ inoltre rilevabile un interessante sviluppo di questa evoluzione: nel momento in cui la tecnologia ha liberato risorse (per meglio dire: manodopera) nel settore dell’agricoltura, queste sono migrate nell’industria, e quando anche qui la tecnologia, soprattutto in veste di automazione, ha a sua volta liberato manodopera, questa ancora una volta si sta spostando, ora,verso i servizi.
Ma quando anche questo settore, cosiddetto terziario, sarà saturo, quando anche qui la tecnologia, l’informatizzazione e la robotica faranno gran parte del lavoro, cosa ne sarà del tempo liberato?
La soluzione più immediata sembrerebbe quella di restituirlo al libero utilizzo dell’individuo, proseguendo nel trend che, sia pure con alcune discontinuità all’interno dei decenni, mostra un inequivocabile diminuzione del tempo dedicato al lavoro.
In questo scenario va sottolineato che, se da una parte gli imprenditori hanno perseguito solamente il loro profitto, anche chi ha governato ha in qualche modo contribuito a creare questa situazione. Si sono adottate politiche del ‘lasciar fare’, sempre troppo inclini a facili liberalizzazioni ed al mondo della finanza piuttosto che a quello della manifattura. 
Posizioni che, troppo spesso, non curano gli interessi diffusi, ma sono attente ai cosiddetti ‘poteri forti’.
Qualsiasi futura azione di governo dovrà quindi evitare di cadere nella trappola della pura e semplice riduzione del costo dei fattori produttivi – e segnatamente del fattore lavoro.
La riduzione dei salarinon può essere in grado di colmare il gap del costo del lavoro rispetto a gran parte dei concorrenti che provengono da economie in sviluppo, ma rischia di spostare ancora un po’ più in là nel tempo l’orizzonte di una presa di coscienza collettiva da parte di imprenditori, politica e sindacato, di affrontare la necessità  di porre mano ai modelli di organizzazione del lavoro per attuare una modernizzazione non solo degli strumenti e dei macchinari, ma soprattutto del modo con il quale il fattore lavoro viene gestito nei processi produttivi.
Purtroppo però i vari soggetti che in passato hanno deciso le politiche del lavoro (politica/sindacato tradizionale/aziende) non hanno considerato almeno due problemi
Il primo è di una evidenza disarmante: con l’attuale assetto non c’è lavoro sufficiente a riempire la giornata di tutti i lavoratori. Anche prestandosi a lavori mal retribuiti ed al di sotto della propria professionalità, la disoccupazione (soprattutto giovanile) resta molto alta (in Italia, oltre il 34%). 
Il secondo è dato dal fatto che la qualità della vita del lavoratore (quello peraltro meno sfortunato che trova un impiego) peggiora drasticamente. Non avendo un lavoro stabile deve continuamente ritarare la propria vita e i propri ritmi, in funzione della richiesta del momento. 
Ma questo, se diffuso su larga scala, rende meno solida tutta la società, in condizioni di incertezza è più difficile programmare il futuro, che si tratti di acquistare una casa o costruire una famiglia, la stabilità (almeno relativa) è un requisito essenziale per condurre una vita dignitosa. Infatti questi tipi di lavoro “sono percepiti, alla lunga, come una ferita dell’esistenza, una fonte immeritata d’ansia, una diminuzione di diritti di cittadinanza che si solevano dare per scontati”
 
Definita l’insostenibilità della flessibilità come sistema principale, è anche necessario indicare la direzione per individuarne la soluzione. Questa è individuabile proprio nella regola che principalmente viene adottata dal mondo imprenditoriale per la definizione dei prezzi. Questo è tanto più alto quanto più l’acquirente ha la necessità del bene in vendita.
Esattamente nello stesso modo, giacché la flessibilità ha un valore per il datore di lavoro, questa, o meglio, il reddito erogato al lavoratore ‘flessibile’, dovrebbe essere molto più alto di quello previsto per il lavoratore non flessibile.

VOILA’ … LA POLITIQUE! – Tecnologia e Lavoro [1a parte] di G.Intaglietta

Negli ultimi due secoli il rapporto tra la quota di tempo dedicata all’onere di procurarsi l’occorrente per vivere, che per comodità, definiremo orario di lavoro, ed il totale di tempo a disposizione per sé, ha subito un trend che, pur non avendo avuto un andamento perfettamente lineare, si è via via ridotto, passando dalle 14 ore al giorno (con punte di 17) alle attuali 8.

Negli ultimi due decenni però, almeno nella maggior parte Paesi occidentali, e segnatamente in Italia, si è avuta un’inversione di tendenza: chi entra nel mondo del lavoro in forme sufficientemente stabili tende a dover dedicare più tempo a questo scopo di quanto ne dedicano (o ne hanno dedicato) le generazioni precedenti.
Il principale imputato di questa situazione nuova è ‘la flessibilità e quindi tutta la precarizzazione del mondo del lavoro.
E’ probabile che, in futuro, il problema sia essere destinato ad una soluzione, ma l’incognita è la tempistica: si tratta solo di un ‘inciampo’ di (relativa) breve durata e che quindi si ricomporrà nel giro di pochi decenni, oppure siamo di fronte ad un declino di lunga durata?

Un principio che ha un ruolo importante in questo contesto è la coscienza di classe: la contrapposizione che porta alla lotta tra classe sfruttante e classe sfruttata è un elemento determinante per il trend precedentemente descritto.
Quando iniziò la rivoluzione industriale furono subito evidenti gli enormi profitti generati dai lavoratori, ma incassati dagli imprenditori. Nonostante ciò non vi fu nessun riallineamento automatico, il surplus veniva conteso – in maniera non molto diversa da quello che ancora oggi è riscontrabile – tra i lavoratori che lo generavano ed i proprietari degli strumenti che lo permettevano.

Il riconoscimento di un limite temporale al lavoro giornaliero del salariato rappresentò ben presto una delle principali rivendicazioni dei lavoratori e sindacali nel sistema delle fabbriche. 

Nonostante le condizioni che oggi definiremmo disumane, le regolamentazioni dell’orario di lavoro tardarono ad affermarsi per via legislativa. Anzi negli ultimi decenni del diciottesimo secolo, si registrò un notevole peggioramento in termini di orario di lavoro, nel senso che questi si allungarono notevolmente rispetto ai decenni precedenti. A seguito di ciò si registrarono le prime iniziative di lotta dei lavoratori finalizzate all’ottenimento di una riduzione dell’orario di lavoro.

Ben presto l’ambiziosa battaglia per le otto ore giornaliere accomunò la classe operaia della gran parte dell’Europa, ma i primi successi furono conseguiti solo dopo la Prima guerra mondiale.

In Italia, con l’avvento delle contestazioni di massa della fine degli anni ’60 (in particolare il cosiddetto Autunno caldo del 1969), si ottenne un graduale raggiungimento delle quaranta ore settimanali.

Nonostante questo trend si sia positivamente sviluppato praticamente in tutto il mondo occidentale, negli ultimi decenni cessa di essere alimentato dalle lotte di classe, e quindi si ferma. [Segue]

Dott. Giorgio Intaglietta

 

VOILA’ … LA POLITIQUE!

Ho letto recentemente la tesi di laurea del Dott. Giorgio Intaglietta, dal titolo ” La liberazione del lavoro, una falsa utopia ? ” la quale ben rappresenta la nostra concezione del lavoro:
lavorare meno, lavorare tutti.
Abbiamo deciso di pubblicarla sul nostro blog perchè riteniamo che allargare la
conoscenza sia una sfida continua e uno stimolo pressante al cambiamento culturale.
In virtù di ciò, la questione della riduzione dell’orario di lavoro non deve portare ad un arroccamento difensivo, ma ad dibattito costruttivo, iniziando da una eventuale Legge alle 35 ore settimanali.

                                            Il Presidente Sindacato A.S.A. 2013
                                                           Oscar  Brun
Premessa dell’autore
Per molto tempo ho ritenuto che l’equazione ” più tecnologia uguale meno tempo dedicato al lavoro ” dovesse svilupparsi naturalmente.
Poi però l’analisi della realtà ha contraddetto questa convinzione e, seppur con i vari distinguo quali le 35 ore francesi, il trend di riduzione dell’orario di lavoro, negli ultimi decenni dello scorso secolo si è interrotto.
Questo ha creato paradossi come quello greco, in cui si registra la media di ore annue lavorate pro-capite più alta d’Europa, e contemporaneamente il più alto tasso di disoccupazione.
Tutto questo mi ha portato ad analizzare ed approfondire questo controverso tema.
                                                                                  Dott. Giorgio Intaglietta

HUSQVARNA – Aggiungi due posti a tavola

Nei giorni scorsi alcuni lavoratori della ditta Husqvarna m. ci hanno fatto pervenire tre verbali d’intesa siglati nelle date 29 maggio 2013, 26 luglio 2013 e 2 agosto 2013 presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Meno male che si chiama così!
Vorremmo sapere di chi è lo sviluppo economico, 
Dott. G.Castano.

I primi due accordi sono, come si dice in sindacalese, “aria fritta”, mentre il terzo, quello siglato in data 2 agosto 2013, centra il problema.

L’accordo informa che:

– il 23 settembre 2013 partirà la CIGS (cassa integrazione straordinaria) per crisi e che risulterà “aperta” fino al 30 aprile 2014; neanche un anno!

– ci sarà una apertura “a latere”di licenziamenti (mobilità) per massimo/minimo 120 lavoratori (dipende se la lettura è da parte dei dipendenti o aziendale).

– Verrà recupererata la CIGO (cassa integrazione ordinaria). Le parti s’incontreranno il giorno 17 settembre 2013 per formalizzare il tutto, cessando le proteste in atto…Questo è perlomeno curioso visto che non sono mai state prodotte tante moto come in questi mesi.
Presumiamo comunque che i sindacati presenti abbiano indetto un referendumsul verbale d’intesa (lo statuto della Fiom, a cui i funzionari debbono attenersi,  lo prevede al articolo 7/E Tutte le piattaforme formalizzate e gli accordi conseguenti debbono essere sottoposte al voto referendario delle lavoratrici e dei lavoratori interessate ad esse,

AGGIUNGI 2 POSTI A TAVOLA… CI SONO 2 NEMICI IN PIU’…
Ma quello che ci sembra strano è la presenza di ben due funzionari varesini di Confindustria.
La nostra opinione è che non siano interessati alle sorti dell’azienda, tanto meno ai lavoratori, ma a gestire quei “percorsi di politiche attive finalizzate alla ricollocazione”.
Questi “percorsi” non portano a nulla se non a fare gestire un sacco di denaro a Confindustria Varesina, che di ricollocazione, secondo le statistiche, non sembra interessarsi.
Che dire di Confindustria? Tutti i giorni, il loro Presidente “spara” contro la burocrazia, quella degli altri, visto che l’organismo di cui è a capo ne sembra l’esempio lampante.
Un altro che dice agli altri quello che devono fare, ma loro…

HUSQVARNA – Insight without evidence

GESTIONE OPERATIVA Husqvarna: scientificamente disastrosa

L’analisi dei bilanci Husqvarna (da fine 2009 al 2012) evidenzia purtroppo quello che solo improbabili comparse (Unione Industriali e sindacati) non hanno voluto vedere: dirigenti (e cortigiani) che fanno scelte apparentemente miopi, per una gestione operativa disastrosa. 

Le premesse (abbastanza ovvie) di tutti i bilanci richiamano importanti iniziative intraprese: 

ANNO 2010
  • Consolidamento sistema gestionale Microsoft Dynamics AX
  • Collaborazione con la direzione acquisti BMW AG per la scelta del partner di sviluppo e manutenzione AX
  • Integrazione Husqvarna nel sistema informativo BMW AG
  • Inserimenti nuove figure professionali nel marketing
  • Focalizzazione sull’efficienza dei processi logistico -produttivi
  • Prosecuzione progetto VPS
  • Ultimata la ristrutturazione organico iniziata nel 2009
  • Inserito nuovo sistema di colaudo motori
  • Inserimento sistema di alimentazione assemblaggio (tramite barcode) che consente il monitoraggiodei costi dello stesso
ANNO 2011
  • Definito nuovo metodo di calcolo dei fabbisogni di ricambio e riordino, riducendo il “back -order”
  • Definito nuovo processo di mballo e spedizione che ottimizza la fase di uscita merci e include l’integrazione diretta con i partner logistici
  • Introduzione nuovo sistema di storage “NAS” che mantiene in ogni momento due copie attive di tutti i sistemi dei dati aziendali.
  • Estensione sistema di gestione degli accessi per controllare gli uffici amministrativi e R&D
  • Prosecuzione progetto VPS
  • Definizione reporting attraverso KPI di tutte le attività dello stabilimento
  • Installata versione 2 del sistema di supervisione dello stabilimento
  • Operatività della gestione esterna del magazzino di produzione mediante affitto d’azienda .
  • Ampliamento del processo di “recruting” sia attraverso consulenti che attraverso lo strumento del Job-Posting, atto a sviluppare la carriera interna
  • Realizzazione Employee Survey 20111 volta alla valutazione del clima aziendale.
  • Organizzazione eventi “Husqvarna Cafè” con “action plan” da implementare nel 2012.
  • Mappatura ruoli e posizioni.
  • Introduzione sistema di valutazione BMW per Dirigenti quadri ed impiegati di 7° livello.
ANNO 2012
  • Nuova struttura server virtuali su piattaforma VMWARE
  • Integrazione utenze nel sistema BMW
  • Focalizzazione sulla riduzione dei costi produttivi
  • Rinegoziazione costi di servizio logistico con significativo “saving”
  • Riduzione scarti di produzione del 30%
  • Introduzione sistema interno di tracciabilità e gestione difetti di assemblagigo denominato “Q concern”.
Ma i risultati contabili confermano come nella realtà la gestione industriale sia sempre stata lasciata a se stessa.
Dal 2009 a l 2012 ci sono troppe domande non fatte:
  • Le prestazioni esterne di servizi (consulenze tecniche, ecc.) sono costate € 46.198.000
  • Il personale BMW distaccato per fornire consulenza (logistica, R&D ecc) è costato:
3.113.000(2010) + € 3.499 (2011) + € 3.302.000 (2012) = € 9.914.000
L’azienda giustifica questi costi riconducendoli soprattutto ai costi di esternalizzazione dei magazzini, ma in realtà non cè correlazione alcuna con le materie gestite (dal 2010 al 2011 c’è un aumento del 50% delle prestazioni per servizi esterni mentre le materie prime si riducono del 30%…).

Perchéallora ‘fare uscire’ tante risorse (troppe in direzione BMW) considerate le perdite?

I costi per la gestione delle scorte (sia per la scelta dei fornitori, sia per i costi di magazzino) sono impressionanti. Come riportato sotto, l’incidenza del costo dei materiali sui ricavi (Valore aggiunto), blocca di fatto qualsiasi politica industriale,rendendo irrilevanti economie, investimenti e costo del personale diretto.

2012   89,13%
2011   80,12%
2010   93,28%
2009   75,28% 
Perchémalgrado le tante consulenze non si è avuto alcun miglioramento? Perché non si sono guardati i costi industriali e si è insistito con una strategia tanto costosa ed inefficiente?

Tralasciando un attimo il costo del personale, guardando ad esempio il solo 2012 vediamo che basta aggiungere i costi dei servizi (per loro natura quasi tutti variabili e meno ‘rigidi’ fissi come il personale) e già siamo in passivo… Queste le incidenze dei costi dei servizi sui ricavi:
2012   50,31%
2011   75,31%
2010   48,18%
2009   31,99%
Tradotto: non abbiamo ancora incominciato a produrre, non abbiamo ancora ssunto nessuno… e abbiamo già sforato. Siamo già in perdita senza aver pagato dipendenti, macchinari, ecc..

Un’altro problema rilevante è lo stock di “prodotto finito” (moto pronte per la vendita).

In 4 anni non si è posto alcun rimedio a questi costi.

In un mercato maturo come le moto il rischio di osoblescenza è sicuramente tra più importanti.

L’azienda riconosce il rischio predisponendo un fondo di svalutazione [rif. Bilancio 2010.pag18 – Bilancio 2011.pag18 – Bilancio 2012.pag26], la cui significativa e crescente consistenza:
2012   € 6.954.000
2011   € 4.832.000
2010   € 4.157.000
2009      € 620.000
conferma come sia stata scarsa capacità / volontà di porre rimedio al problema: non secondario in tal senso è, come vedremo in seguito, la potenziale disponibilità per aggiustamenti finanziari/tributari.
Per ogni 10 moto prodotte infatti, ne abbiamo 2 che non riusciamo a vendere in magazzino.
Questo problema rimane irrisolto (indefferentemente dal numero di moto prodotte e vendute) negli ultimi 3 anni:
Moto in magazzino (per 10 prodotte e vendute)
2012 nr.moto invendute a magazzino2,1
2011 nr.moto invendute a magazzino2,1
2010 nr.moto invendute a magazzino2,1
Anche il dato sulle scorte di produzione è molto elevato. Per ogni € 10 di moto prodotta ho necessità di tenere in magazzino scorte per (valore espresso in euro):
2012      1,6
2011      1,7
2010      1,4
2009      1,4
E’ utile tenere conto che Husqvarna non è un azienda produttrice in senso stretto, ma un azienda che assembla (quindi non ha le necessità di scorta di un manifatturiero ‘puro’).
Infine i costi del personale. Questa l’incidenza sui ricavi:
2012       28,84%
2011       33,51%
2010       25,48%
2009       22,08%
da notare che malgrado la mobilità per 39 persone (tra 2009 e 2010) la situazione peggiora dopo la ristrutturazione.
L’impatto è importante, ma lontano (ed ininfluente) dai costi delle materie prime e dei servizi
Perchénel 2009-2010 si è fatto credere, che licenziando 39 persone si sarebbe sanata la fabbrica?
Forse perché, quello che interessava del sito di Cassinetta, non era l’aspetto industriale…
Gestione FINANZIARIA Husqvarna: troppo generosa?
Sono impressionanti le iniezioni di liquidità che BMW ha girato a Husqvarna.

2012       € 40.100.00
2011     € 54.300.000
2010    € 40.000.000 
Con tanti soldi, (nel 2011 addirittura il finanziamento è stato superiore ai ricavi), 
senza produrre nulla, ma stando comodamente seduti a casa,per tre anni i dipendenti 
avrebbero ricevuto uno stipendio annuo medio di…. oltre €184.000
Ma allora, dove sono finiti allora tutti questi soldi?
Con i dati a disposizione, una risposta completa ed esaustiva è impossibile.
Quello che è certo però, è che la maggior parte è stata spesa in consulenze e fornitori: alcuni legati indirettamente ed altri direttamente alla BMW stessa (Alphabet Italia S.p.a., BMW Hellas, BMW Financial Services, Bavaria, ecc..)
Un altro dato che pare esemplificativo di questa “particolare gestione”, sono i crediti di Husqvarna ha accettato dai sui clienti negli anni. Questa la percentuale di esposizione dei crediti sui ricavi (ossia quanto rimane ancora da incassare):
2012     27,47%
2011     45,09%
2010     59,07%
2009     57,03%
La gestione operativa deficitaria è quindi inspiegabilmente supportata da una gestione finanziaria massiccia.Ma llora:
Perché non si è iniziata subito una lotta seria (cosciente, mirata e competente) per mantenere l’occupazione?
Perché si accetta ogni comando aziendale (vedi le ultime commesse) senza prima concordare almeno la CIGS?
Perché si è scelto di non presidiare i magazzini dove erano stoccate le moto?
Come è stato possibile che dal 2010 nessunosi sia voluto accorgere di questa (‘allegra’) gestione?
Dove erano in questi anni la BMW, l’Unione Industruiali la CISL e al CGIL?
Come dice la saggezza popolare: “Chi doveva suonare l’allarme, era a pranzo”
Con la BMW?

COBRA AT – Incertezza ed Arbitrio

OTTOBRE 2010

Era il 27 ottobre 2010 il giorno in cui la Direzione HR comunicò che il termine per l’erogazione degli stipendi non sarebbe stato rispettato.
Solo cinque giorni prima, ad un nostro rappresentante che chiedeva conferma della data 27 ottobre come valuta, lo stesso direttore aveva risposto “Non esiste alcun motivo per dubitarne”.

Avendo ancora presente il disagio che causò quel comportamento, vista la maldestra risposta del Direttore HR al nostro comunicato del 04 luglio, siamo rimasti sorpresi solo dalla inconsueta tempestività.
Lo stile ed i contenuti sono rimasti tristemente invariati.

I dati riportati nel nostro comunicato sono ufficiali e pubblici, presi dai bilanci 2011 e 2012 pubblicati in Borsa.
Esistono altri documenti (Relazione sulla remunerazione, Prospetto Informativo, ecc.) che non abbiamo considerato in quanto meno completi nonchè precedenti ai Bilanci / Relazione Finanziaria Annuale oggetto di analisi.
La Legge e la Dottrina, non ultima la IV Direttiva CEE del 25/07/1978, definiscono il BILANCIO come DOCUMENTO UNICO, nonché le voci riguardanti le RETRIBUZIONI CORRISPOSTE come, IMMUNI da INCERTEZZE ed ARBITRI.

I DATI PUBBLICATI SUL BILANCIO

Il Direttore HR sostiene che il ‘compenso’ 2011 dell’attuale Amministratore Delegato è relativo a soli 6 mesi. Riportiamo l’estratto del bilancio 2011.


(Bilancio 2011: Ammontare dei compensi corrisposti
 ai componenti degli organi di amministrazione – 11.5 pag.86 e 8.5 pag.151)  

Il Direttore HR sostiene anche che dei € 120.000 riconosciuti come bonus in‘condizioni finanziarie proibitive’nel bilancio2012, ‘solo’ € 60.000 siano stati a tutt’oggi erogati. Nessuno però, (tanto meno noi) ha mai parlato di tempi e metodi di erogazione.
(Bilancio 2012: 8.5 Ammontare deicompensi corrisposti 
 ai componenti degli organi di amministrazione – 11.5 pag.81 e 8.5 pag.147)
Ma anche su questa precisazione del Direttore HR, a tutt’oggi, almeno a livello formale, più di qualche dubbio è legittimo:
  • Lo stesso Amministratore Delegato nel Verbale della Assemblea degli Azionisti (pag.10), benché debba rispondere ad un azionista, non parla di alcun ‘accantonamento contabile’, ma anzi conferma che quelli indicati a Bilancio sono i costi sostenuti per i componenti del Consiglio di Amministrazione.
  • Nel Prospetto Informativo del 2011, riguardo il Direttore Generale, l’azienda specifica che il bonus non è stato erogato.
Nel Bilancio 2012, sopra evidenziato in verde, tale richiamo invece non c’è…
(Prospetto informativo 2011 (rif.2010): 15.1 Remunerazioni e benefici – pag.148)
Il Direttore HR, richiama il 20% del Bonus per i Dirigenti legati a risultati individuali e slegati dall’andamento dell’azienda (esercizio 2011e 2012) omettendo però di confermare se siano stati erogati.
Nel 2011 con il pesante ricorso alla CIGO, i dipendenti interessati persero € 282.000.

Dispiace infine constatare il linguaggio non adeguato e le infondate conclusioni (‘creare nei dipendenti un senso di rancore’) dirette a chi, documenti alla mano, vuole semplicemente fare chiarezza. Oltre a tutto questo, ci chiediamo davvero cosa altro possa dispensare. Forse lezioni sul nepotismo?

COBRA AT – Centoventimila

I DIRIGENTI e LA CRISI
Quanto guadagna un dirigente italiano? Secondo una classifica stilata dal THE ECONOMIST i dirigenti nostrani sono i più pagati d’Europa, e le cose vanno ancora meglio per i CEO (Chief Executive Officer).

Mediamente un dipendente italiano per guadagnare gli stessi soldi che un manager incassa in 10 minuti, deve lavorare più di 1 giorno e mezzo.
Notizie dettagliate arrivano anche per quanto concerne l’orario lavorativo dove i CEO sembrano dedicarsi alle proprie mansioni circa 45-55 ore a settimana.
I dati sono confermati anche da un consulente che ha collaborato nel passato con COBRA (la Od&M Consulting): dall’analisi dei profili retributivi presi in considerazione si evince che le retribuzioni dei dirigenti hanno subito un incremento al di sopra dell’inflazione (si parla di una maggiorazione del 3,5%).
Uno stipendio medio di un manager è passato tra 2011 e 2012, da:
  • 105.621 [anno 2011]
  • 109.707 [anno 2012]
cifre che evidenziano comunque l’enorme differenza tra le buste paga dei vertici aziendali e quelle dei semplici lavoratori.

E IN COBRA QUANTO GUADAGNA UN DIRIGENTE?

Dai bilanci aziendali si possono avere solo indicazioni parziali su quello che accade in Cobra.
Difficile dire se ci siano stati aumenti per tutti i dirigenti.
Considerati il bilancio e la situazione aziendale, per quanto ci compete possiamo solo confermare la nostra sorpresa di fronte all’aumentoper gli emolumentidel amministratore delegato:
  • 146.000 [anno 2011]
  • 267.000 [anno 2012]
Nel 2012, allo stesso AD, è stato riconosciuto anche un bonus € 120.000.
 
Che sia la nuova frontiera della meritocrazia?
 

HUSQVARNA – Hanno tutti la volpe sotto l’ascella

Il problema dell’Husqvarna Motorcycles sta diventando un vero problema per la provincia di Varese e in generale per il settore italiano del motociclo; ed è per questo motivo che anche noi vorremmo dire la nostra in proposito. In particolare vorremmo analizzare gli “attori in campo” e capire meglio come si è arrivati a questa situazione.

BMW
L’azienda ha comprato da MV AGUSTA nel 2007 il marchio Husqvarna con una dote di circa 250 lavoratori e ha ritirato il sito produttivo di Cassinetta di Biandronno, usufruendo di importanti sgravi fiscali. La prima riduzione del personale nel 2009 e gli investimenti fatti nel settore immobiliare, anziché in quello produttivo del sito, rendevano già evidente la chiara volontà di BMW.
MV AGUSTA
L’azienda, con la cessione a BMW del marchio Husqvarna e del sito produttivo di Cassinetta con gli annessi 250 lavoratori, era riuscita a salvarsi. Siamo quindi stupiti che il presidente si sieda al tavolo provinciale di crisi, interessandosi anche del problema occupazionale…Ci risulta infatti che l’azienda TECNOTEL di Morazzone, che produce telai esclusivamente per MV AGUSTA, stia chiudendo. Lo scenario più probabile è quello per cui solo il 50% dei lavoratori occupati verranno riassorbiti da MV AGUSTA e si sussurra che i telai verranno prodotti in ASIA.
UNIONE DEGLI INDUSTRIALI VARESINI (UN.I.VA)
Sono i migliori della compagnia! Nel 2009 il responsabile sindacale preferì isolare, con accordi separati, quella parte del sindacato che stava lottando per un piano industriale e occupazionale . Con quell’operazione mostrò una miopia e, alla luce dei fatti odierni, un’incapacità politico/sindacale, requisiti minimi inerenti al suo ruolo. D’altronde non ci stupiamo: il ruolo dell’associazione è solo bottegaia! Basta che le aziende paghino le quote associative, il resto…mungere lo stato.
I POLITICI VARESINI
Intervengono durante le crisi aziendali, ma diciamo la verità, non ne salvano una! Solo passerella…
IL SINDACATO CONFEDERALE 
Forse credono veramente di salvare l’occupazione e il sito produttivo, speriamo che non vogliano far fare solo ginnastica ai lavoratori. Quello che è certo è che siamo alla lotta sindacale all’acqua di rose. Cosa aspettano a lanciare l’occupazione della fabbrica e del sito dove sono stoccate le migliaia di moto a marchio Husqvarna invendute? Se aspettano l’intervento del ministero dello sviluppo, mi sa che stiamo freschi….
SONO TUTTI FURBI!
Diciamo ai lavoratori che devono difendere il loro lavoro con i denti e che non hanno più niente da perdere, altro che lotta per gli ammortizzatori! La battaglia sindacale si deve fare per costringere KTM a tenere la produzione, e quindi l’occupazione, a Cassinetta in modo da non depauperare ancor di più il territorio.
PROSSIMAMENTE IN PUBBLICHEREMO I BILANCI BMW CON RELATIVE ANALISI

A.S.A. 2013 – Documento Politico

Le confederazioni sindacali tradizionali sono state ormai sconfitte ” senza combattere “.
Prendendo atto di questo abbiamo fondato un modello di sindacato ” alternativo ” con il quale ci proponiamo di ristabilire il suo ruolo originario, attraverso un ” recupero democratico “.

Una riformulazione culturale complessiva e il riconoscimento del lavoratore come protagonista della vita sociale ed economica.

Il nostro simbolo il  ” TETRAEDRO ” , con le sue quattro facce, rappresenta e sintetizza i quattro cardini della nostra organizzazione :

AUTONOMIA, LIBERTA’, DIRITTO e FRATELLANZA UNIVERSALE.