T E L E K O M
Le origini dell’attuale Telekom Italia, possono essere fatte risalire al 1925, in era fascista.
Al quel tempo era in funzione la sola telefonia, gestita da diverse società, che il piano di riorganizzazione le accorpò, suddividendo il territorio nazionale in 5 zone e 5 società:
1 – STIPEL
Società Telefonia Inter-regionale Piemonte e Lombardia
con centro a Torino (restò centro anche dopo le successive fusioni, fino allo
avvento di Tronchetti Provera, che lo spostò a Milano) ;
2 – TIMO
Telefonia Italia Medio
centro a Bologna, comprendeva Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise;
3 – TETI
Telefonica Tirreno
4 – TELVE
Telefonica delle Venezie
centro a Venezia, comprendeva Veneto, Trentino e Friuli;
5 – SET
Società Esercizi Telefonici
centro a Napoli, comprendeva Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e isole.
Nel 1964 le 5 società vengono accorpate e nasce la SIP – Società Italiana Per l’esercizio telefonico.
Nello stesso anno, nasce anche la STET, finanziaria telefonica e telecomunicazioni, la società “ operativa” era Tele-spazio, che aveva un impianto nella conca del Fucino, in Abruzzo; che trasmetteva via etere.
STET faceva capo alla conglomerata IRI.
1997 lo Stato esce dalla gestione della Telecom, con una OPV (Offerta Pubblica Vendita) di 26.000 mld/£.
L’azienda aveva 120.000 dipendenti ed un basso indebitamento.
1998 Il nuovo assetto azionario è alquanto instabile e si tenta la strada del “nocciolo duro”, un gruppo di azionisti.
Ma, questi erano talmente minimi, che fu definito il nocciolino!
Si assicurarono il controllo con appena il 6% del capitale, ed al suo interno, il socio più forte era Agnelli, con appena lo 0,6%.
1999 Appaiono i così detti capitani coraggiosi, capeggiati da Roberto Colaninno, ad di Olivetti, con il lancio di Opa (Offerta pubblica acquisto).
L’a.d., Franco Bernabè, tenta di contrastare la scalata, ma l’accordo politico, dà il via libera a Colaninno.
La cessione del controllo, generò una plusvalenza di 1,5 mld/€.
Fu indagato per evasione fiscale per 1,937 mld€, ma si accordò per pagarne solo 156 mln/€, non male , per Colaninno e soci, tra cui Gnutti.
2001 Ha inizio l’era Tronchetti Provera.
Tronchetti con una scatola cinese, Olimpia, di cui detiene il 60%, rileva il pacchetto di controllo, pari al 22% detenuto da Bell di Colaninno, un’altra scatola.
L’operazione avviene fuori mercato, cioè attraverso un accordo “privato” tra i due.
Tra i soci dell’acquirente vi sino: i Benetton, Banca Intesa, Banca Unicredit.
Sotto la gestione Tronchetti, la società fu coinvolta in un oscuro scandalo di intercettazioni il maggior coinvolto fu Tavaroli che proveniva dalla sicurezza della Pirelli, quindi un uomo di Tronchetti.
2006 La società, con la fusione con Tim, porta il debito a 44 mld/€.
Si parla di alienare degli asset al gruppo Sky – Murdoch e Mediaset – Berlusconi.
Circolò anche un documento del governo che prevedeva lo scorporo della rete.
Tutto ciò portò alle dimissioni di Tronchetti Provera.
2007 la quota di Tronchetti, fu rilevata dalla spagnola Telefonica, che per inciso era interessata a Tim Brasil, più che alla gestione industriale.
Ciò comporta la costituzione di una nuova scatola, TELCO, che detiene il 23% delle azioni.
2014 I soci italiani di Telco: Generali, Mediobanca ed Intesa, escono dal patto di conseguenza Telefonica dal 12% al 8%di controllo diretto.
Si parla di pubblic company, si parla….. bla bla bla!
2015 Vincent Bollorè, con i soldi, compra le azioni, non le scatole, la quota di Telefonica e in autunno ha una quota pari al 20%.
Poi con successive acquisti, porta la sua quota al 24,9% delle azioni Telecom.
Viene nominato, quale ad, Flavio Cattaneo, ex Dg Rai ex ad di Terna (rete elettrica).
Cattaneo ha rimesso i conti in ordine, utile(tornato) 1,8 mld, Ebidata 14,2% ed è scaso l’indebitamento ha 25 mld.
Il punto che il valore delle azioni è rimasto pari a 0,80/cadauna.
Cattaneo ha raggiunto in 9 mesi ciò che si faceva in tre anni, inoltre ha destinato gli utili agli investimenti ed alla diminuzione dei debiti.
Forse Bollorè non è contento perché la conseguenza del blocco degli utili, per lui significa 350 mln di mancate cedole (incassi).
Il tratto che ha accomunato tutti gli avvicendamenti, i Telecom, ha visto politici che scalpitano e capitalisti latitanti.
Ora si tratta di capire se gli interessi di Bollorè, siano esclusivamente finanziari oppure industriali.
L’allontanamento di Cattaneo ha una doppia lettura: offrire al governo il suo scalpo ed una punizione per il mancato incasso.
Le autorità dovrebbero accertarsi di ciò, parlando con il diretto interessato, anziché alimentare la voce che l’intervento dell’autority sia dovuto al fatto che Bollorè ha comprato un cospicuo pacchetto di Mediaset.